sabato 25 febbraio 2012

I guardiani di San Severo


Tempo fa avevo scritto, su “arte ricerca.com”, un breve articolo sulla Cappella San Severo di Napoli – v.anche “giovanniattina blogspot storia e storie” – e su Raimondo di Sangro, principe di SanSevero, che l’aveva rifatta e resa, come ancora oggi la vediamo.

Personaggio controverso e discusso già dai suoi contemporanei ( 1710/1771) , scienziato, alchimista, gran maestro della Massoneria napoletana dell’epoca, letterato e inventore, consigliere del Re Carlo di Borbone e di suo figlio Ferdinando, è stato al centro di storie fantastiche e leggende popolari.

La Cappella, e ciò che contiene, è rimasta la sua opera più famosa, oggi è stata trasformata in un Museo “privato”. Essa è visitata dai napoletani e dai turisti che si avventurano per le antiche strade del centro storico; ma non è più una cappella, intesa come luogo di culto.

“ Non è una chiesa – scriveva la scrittrice Matilde Serao a fine ‘800 – è una tomba”.

E’ una impressione che ho ricevuto io stesso nella mia ultima visita, lì tutto è morte, “ la cappella è glaciale – diceva la Serao - , pavimento di marmo, marmo alle pareti, tombe di marmo,statue di marmo……..tutto è gelido, tranquillo, serenamente sepolcrale.”. La scarsa illuminazione contribuisce a dare al visitatore una sensazione di freddezza e di mistero, per non parlare dei due cadaveri conservati in teche di vetro nel sotterraneo.

Ma non è di questo che voglio parlare.

Quello che mi interessa sottolineare qui è stato l’atteggiamento degli incaricati della sorveglianza, a mio parere assolutamente inadeguato e sgarbato.

Appena entrato, scopro che ci sono più sorveglianti – anzi guardiani – che visitatori, e che razza di guardiani! Cerberi* in divisa blu, scortesi e arrabbiati, che hanno aggredito – per poco anche fisicamente - un giovane visitatore straniero che voleva scattare una fotografia. Gli è stato letteralmente urlato, e qualcuno si è spinto verso di lui per bloccarlo, che è vietatissimo fare foto.

Io e gli amici che erano con me siamo rimasti assolutamente stupiti da questo comportamento, poiché bastava dirlo all’ingresso che sono vietate le foto o mettere un cartello in varie lingue

A far passare la voglia di continuare la visita, ha contribuito però un ulteriore episodio, che ha per protagonista una guardiana dall’aria seriosa e incazzata, alla quale non si poteva chiedere neanche una informazione: una signora aveva chiesto se c’era una toilette e si è sentita rispondere, con aria scocciata e nervosa, che era all'ingresso, ma quale ingresso? Non c'era niente, all'ingresso.

Alla stessa persona ho chiesto da che parte si scende nella cripta, a stento ho ricevuto un mugugno.

Agli amici meravigliati per quel che avevano visto e vedevano, soprattutto davanti alle ”macchine anatomiche”, mi è scappato di dire che il principe doveva essere un po’” pazzo”; lo stesso Cerbero di prima, che ci seguiva e ci sorvegliava come se fossimo soggetti pericolosi, senza che nessuno gli aveva chiesto niente, è intervenuto e mi ha aspramente rimproverato che il principe non era pazzo, ma un genio.

Da qui ne è nata una breve discussione con botta e risposta, e l’invito a questa “ signora” a star calma e ad avere un comportamento più educato verso visitatori paganti, che possono esprimere comunque il loro pensiero. D’altro canto, il Principe è stato sicuramente un genio, ma sarà consentito nutrire qualche dubbio sulla salute mentale di un soggetto che si era divertito a far esperimenti su cadaveri? La “signora” ribadiva che considerava una offesa chiamare pazzo un “ suo antenato”(?).

Avrei potuto continuare a insegnare l’educazione a questa asserita discendente del principe, ma ho preferito chiudere lì e andarmene, seguito dagli altri; mai più metterò piede in quel luogo, e sconsiglierò, a chi me lo chiede, di andarci.

Generalmente invece ho trovato sempre addetti alla sorveglianza cortesi, salvo quella volta che nella chiesa di S.Gregorio Armeno dove una anziana donna, che sembrava inginocchiata in preghiera, senza alcun segno distintivo che la qualificasse come sorvegliante, mi ha gridato di tutto solo per aver visto la macchina fotografica tra le mani.

Questo divieto di fotografare nelle chiese napoletane, oltre che nel detto Museo privato, mi è assolutamente incomprensibile, non saranno mica segreti di Stato o aree riservate per la sicurezza nazionale? O sarà perché le foto bisogna comprarle nel negozio annesso? Eppure basta andare su internet e si trova tutto quel che si vuole.

Nei musei le foto sono consentite, senza flash, mentre nelle chiese e nelle basiliche occorre mi disse una sorvegliante, quella volta gentilmente, il permesso della Sovrintendenza.

Strano, da quanto ho visto personalmente, questo divieto non esiste in altre città. Evidentemente, a Napoli, ci sarà qualche motivo particolare, da napoletano dico che era necessario mettere un po’ di ordine, ma poi bisogna mantenerlo senza intolleranza e con cortesia..

Avrei potuto avvalermi della mia qualifica di giornalista-pubblicista per conto della rivista scientifica-culturale “Artericerca”, ma cosa sarebbe cambiato?

Ho verificato invece, come vengono trattati – male - i visitatori. E se quello che ho appena descritto è il sistema, non credo che il Principe ne sarebbe soddisfatto.


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* Nella mitologia greca, Cerbero è il guardiano dell’Ade, il modo dei morti, inflessibile e spaventoso; è raffigurato come un grosso cane a tre teste, con una coda di drago e il corpo ricoperto di serpenti, ed emette latrati paurosi. Solo Ercole, nella sua ultima delle dodici famose fatiche, riuscì a domarlo. Nel linguaggio corrente, indica un guardiano intollerante e pignolo.