martedì 2 maggio 2017

Castel nuovo


Castel nuovo


Chi arriva dal mare, entrando lentamente nel porto, si trova davanti a grandiose torri merlate, come già accadeva ai viaggiatori di secoli fa. E' così che appare Castel Nuovo, una delle due immagini-cartolina di Napoli, conosciuto come Maschio Angioino.
In principio era il Mastio che, nei castelli medievali, indicava la torre più alta delle altre, e che costituiva il centro nevralgico della struttura, lì dove c'era il centro di comando e di ultima difesa in caso di attacco. Il termine fu poi distorto dal popolo e diventò il “maschio”.
Castelli
L'altro termine, “Angioino” è dovuto al fatto di essere stato edificato per volere di Carlo I d'Angiò, Re di Napoli dal 1266 al 1285.
La residenza reale di Napoli era stata fino ad allora Castel Capuano, ma l'antica fortezza normanna poteva andar bene quando la Corte non risiedeva stabilmente a Napoli, ma a Palermo.
Carlo I d'Angiò, francese, papalino e sanguinario, voleva rompere con il passato svevo, cancellare tutto ciò che richiamava la precedente dinastia antipapale e, liberatosi di Corradino, nipote di Federico II e ultimo rappresentante degli Svevi, aveva perciò deciso di trasportare la capitale del Regno a Napoli. Per questo volle costruire una nuova residenza in città.
Aveva già provato a ristrutturare il castel Capuano, ma senza grandi risultati perchè il luogo dove era stato costruito a suo tempo, non gli piaceva, lo considerava malsano e “ angusto”.
In Sicilia, l'aristocrazia, da sempre autonomista e indipendentista, non accettò la nuova capitale e questo, oltre a una grande riduzione delle libertà baronali e, soprattutto, a una opprimente politica fiscale, si ribellò insieme al popolo. Furono chiamati i Vespri siciliani perchè iniziati all'ora dei vespri – verso il tramonto - del lunedì dell'angelo, il 31 marzo, del 1282. Gli Angiò furono cacciati dall'isola, e mai più la ripresero.
La tassazione angioina fu pesante, occorrevano molti soldi, perchè i nuovi padroni avevano manie di grandezza e dovevano abbellire e allargare nuova capitale. Le antiche mura romane e ducali non bastavano più. Dopo aver bonificato le paludi esistenti nella regione orientale della città, fu avviato il rifacimento e l'ampliamento del tratto meridionale delle mura che inglobarono l'area del ponte della Maddalena, del Mercato fino ad arrivare al mare. Successivamente ci si rivolse al tratto occidentale e furono allargate fino a Monteoliveto, dove è oggi la chiesa di S.Maria la Nova, dove esistevano una imponente torre detta Mastra e, vicino, un' altra detta Cinta o de angulo, con una strada che scendeva verso l'attuale piazza Borsa e arrivava nella zona portuale. Nella murazione che risaliva fino a dove oggi c'è Palazzo Gravina, sede della facoltà di architettura, ci doveva essere una porta chiamata Petruccia
L'area portuale era formata da due porti: uno più grande, l’altro un po’ più piccolo, detti “de Arcina e de Vulpulo”. Essi dovevano trovarsi più o meno dove oggi è piazza della Borsa.
Carlo I li fece ampliare verso l'area occidentale e scelse di far costruire le chasteau neufe, le chateau neuf, il castello nuovo, fuori della porta Petruccia, nella piana che da Pizzofalcone degradava verso il mare, dove già in età romana c'era un grande bacino protetto che occupava l'odierna area di piazza Municipio. La presenza del bacino è stata confermata dal ritrovamento di cinque imbarcazioni e della banchina portuale, durante gli scavi per la stazione della Metropolitana.
Il nuovo castello doveva essere costruito vicinissimo al mare e in questo senso furono date istruzioni all'architetto francese Pierre de Chaulnes, che diede il via ai lavori nel 1279.
Il progetto prevedeva altissime mura di cinta con alte cortine e almeno sette o otto torri alte e sottili con tetto a cuspide, come era tipico di quel periodo. Intorno fu scavato un grande fossato dove arrivava il mare. Il castello fu costruito in tempi brevi, i lavori terminarono già nel 1283/84 in poco più di quattro anni.
Carlo I però non vi abitò mai perchè morì nel 1285, prima dell'inaugurazione che fu attuata dal figlio Carlo II, detto lo Zoppo, che ci si trasferì con la famiglia e la Corte.
Lo stesso Carlo II fece realizzare tra il 1302 e il 1307 il nuovo molo presso il Castel nuovo, detto angioino o grande.
Da allora il Castel nuovo fu residenza dei Re Angioini, fu ampliata e abbellita e soprattutto rinforzata, poiché oltre a essere una residenza, doveva offrire anche garanzie di sicurezza contro nemici esterni e interni.
Tavola Strozzi,particolare
Li dentro si svolse tutta la vita della Corte angioina, tra feste e ricevimenti ma anche assedi e violenze. La residenza angioina, dopo la morte del re Roberto nel 1343, fu al centro di rivolte popolari, fu teatro di violenze e assassinii, e assalti e assedi da parte di nemici esterni e interni, che cessarono solo dopo circa un secolo, con l'arrivo degli Aragona.
I Re Aragonesi, a iniziare da Alfonso, ristrutturarono completamente il castello e lo trasformarono in quello che vediamo ancora oggi. I tempi erano mutati, i vecchi castelli medievali non potevano più rispondere alle nuove tecniche di assedio e difesa e soprattutto alle nuove armi da fuoco, cannoni, bombarde e mortai. Il regno degli Aragona durò poco, circa sessanta anni, ma furono anni di guerre continue contro francesi, sedicenti eredi degli Angioini, e i cugini spagnoli che alla fine vinsero, infischiandosene della parentela.
Le vecchie torri alte e sottili furono inglobate, ad opera degli architetti catalani, nelle cinque attuali torri rotonde e merlate, più adatte al tiro delle nuove artiglierie.
Le tre torri rivolte verso terra, dove si trova l'ingresso, furono chiamate "di San Giorgio", "di Mezzo" "di Guardia".Tra queste ultime due, che difendono l'ingresso, venne eretto un arco di trionfo in marmo, che è ancora lì, destinato a celebrare il ricordo dell'ingresso di re Alfonso nella capitale.
Le altre due torri, rivolte verso il mare, presero il nome di torre "dell'Oro" e di torre "di Beverello" (che è quella a destra guardando dal mare) dalla quale prende poi il nome il molo antistante. Sull' origine del toponimo “BEVERELLO” le ipotesi concordano solo su una cosa, abbastanza evidente: beverello indica sicuramente il bere e quindi la presenza di acqua potabile nella zona. Qualcuno si riferisce alle colline che da Pizzofalcone scendevano verso il mare e che furono dette “”Bibirellum”” pr la notevole quantità d’acqua.
Altri raccontano invece che in secoli passati, la zona serviva come attracco privato di barche del popolo grazie alla presenza di una sorgente ove poter attingere acqua ( piccolo bevere, beverello ? )
La questione ha una importanza relativa e costituisce una semplice curiosità.
Castello e spianata nel XVII secolo
Il castello fu circondato da un fossato e le torri si elevavano su grandi basamenti a scarpata.
Intorno al castello, sul lato interno, furono poi aggiunti antemurali e torrette circolari per la migliore difesa dell'accesso al castello, chiamata la “ gran guardia Aragonese”. Alle spalle fu creata un'area verde, i cosiddetii orti reali e edificate alcuni edifici come la Reale cavallerizza. Oggi è la Biblioteca nazionale.
La tavola Strozzi, un dipinto olio su “tavola”, ( visibile oggi al Museo Nazionale di San Martino, Napoli), chiamata così perchè rinvenuta nel 1901, a palazzo Strozzi, a Firenze, costituisce oggi una fotografia della città di Napoli, come era negli anni 1472/1473, vista dal mare.
Appare subito la grande presenza di strutture militari: castel dell’Ovo a sinistra di chi guarda, sulla collina del Vomero il castello di S. Elmo, più a destra Castel Capuano, la cui mole emerge sulla fitta edilizia circostante. Al centro, sul mare, in primo piano, Castel nuovo, rappresentato, con minuziosa cura, in tutti i dettagli edilizi. Si vedono sulla parte orientale le torri di S. Giorgio e quella Maestra, in primo piano, che appare più alta di come è ora, quella detta di ”Beverello”.
Dentro ogni torre c'è una scala che portava sui tetti dove, in passato, venivano poste le vedette di guardia per controllare dall'alto un eventuale arrivo dei nemici. La scala interna ad ognuna delle torri, è chiamata volgarmente scala catalana. Ma è solo una scala a chiocciola .
All'interno del castello sono ancora visitabili la cappella Palatina, unico elemento superstite del castello angioino, la Sala dei baroni chiamata cosi perchè nel 1487, a seguito della scoperta di una congiura contro il Re Ferrante di alcuni baroni del Regno, essi furono invitati dal re nel castello e in quella sala furono arrestati e mandati a morte. Attualmente questa sala è adibita alle riunioni del Consiglio comunale di Napoli.
Da vedere poi la Sala dell'Armeria e la Cappella delle Anime del Purgatorio, costruita nella seconda metà del XVI secolo, per volontà dei viceré spagnoli.
Il castello venne saccheggiato ad opera di Carlo VIII di Francia, che accampava dirittti ereditari sul trono di Napoli e scese in Italia nel 1494.
Come in tutti i castelli medievali, anche in Castel nuovo c'erano le “segrete”, cioè quei sotterranei destinati a prigioni. Erano delle vere e proprie “fosse” dove i malcapitati arrestati e condannati, venivano buttati, spesso dimenticati e fatti morire.
Benedetto Croce in Storie e leggende napoletane, riporta la leggenda della Fossa del coccodrillo: era in quel castello una fossa sottoposta al livello del mare, oscura, umida, nella quale si solevano cacciare i prigionieri che si voleva più rigidamente castigare: quando a un tratto si cominciò a notare con istupore che, di là, i prigionieri sparivano”.   
Nessuno riusciva a spiegarsi come accadesse, se fuggissero e come, per cui fu disposta una più stretta sorveglianza. Ci si accorse perciò che, attraverso un accesso celato, dal mare si introduceva nella fossa un coccodrillo che aggrediva il prigioniero alle gambe, trascinandolo via. Da allora, e per un certo periodo, il coccodrillo divenne il boia, un esecutore di giustizia, e lì finivano tutti coloro che, segretamente, erano condannati a morte.
Fu arrestato e trattenuto per qualche giorno in una torre del castello, il duca Valentino, Cesare Borgia, figlio del papa Alessandro VI morto poco prima,e quindi tradotto in Spagna.
Non fu detenuto in quella fossa, ma comunque sempre nel castello, Tommaso Campanella, monaco eretico condannato anche dal Santo Uffcio verso il 1600, che si finse pazzo fino a quando non riuscì a evitare il rogo e otterenere la libertà nel 1626.
Nel 1503, con la resa di Federico I, ultimo re aragonese, il regno di Napoli venne annesso alla Spagna di Ferdinando il cattolico, e tutto il territorio fu diviso in due viceregni, uno in Sicilia e l'altro sul continente.
Ingresso 1910
Castel Nuovo perse man mano la funzione di residenza reale, diventando solo un presidio militare. I vicere spagnoli, tra i quali il più famoso don Pedro di Toledo, iniziarono a costruirsi una residenza nella zona della cavallerizza reale aragonese, vicino e collegato con il castello, e diedero luogo al Largo di palazzo, quello che oggi è piazza Plebiscito e palazzo reale, inaugurato nel 1599 dal vicerè Ferdinando Ruiz de Castro, conte di Lemos.
I re Borbone, a iniziare da Carlo, preferirono il palazzo ex vicereale, trasformato in reale, e poi le reggie di Capodimonte, di Portici e ovviamente, quella più famosa di Caserta.
Castel nuovo oggi
Dopo l'unità i bastioni della gran guardia furono demoliti e negli anni venti del XX secolo si continuò l'opera isolando il castello e abbattendo tutte le costruzioni che lo circondavano( 1910 ingresso del castello).
Fu poi creata la spianata dove furono realizzati giardini e aiuole.
Recentemente il Maschio Angioino ha visto i suoi spazi interni ed esterni adibiti a location per eventi di carattere culturale: concerti, rassegne musicali e spettacoli hanno avuto luogo tanto nel cortile quanto sugli spalti esterni.









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